#psicologia del male
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pier-carlo-universe · 2 months ago
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"Il Sacrificio dell'Innocente" di Marco Brunetti: Un Thriller Psicologico Intenso. Recensione di Alessandria today
Un viaggio nell'oscurità dei rapporti umani
Un viaggio nell’oscurità dei rapporti umani “Il Sacrificio dell’Innocente” di Marco Brunetti è un avvincente thriller psicologico che esplora le complesse dinamiche dei rapporti interpersonali e il sottile confine tra amore, ossessione e vendetta. La protagonista, Elena, è una giovane donna che cerca di lasciarsi alle spalle un passato tormentato, segnato da una relazione abusiva. Tuttavia, la…
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ il Super-Io si sa benissimo come nasce e si può dire che sia il risultato di una progressiva introiezione delle privazioni imposte dalla realtà ma soprattutto dagli educatori e per meglio spiegarmi dirò che noi nascendo ce ne fottiamo di tutto e di tutti, il nostro unico pensiero è godercela sessualmente passando attraverso la fase orale e la fase anale e insomma sebbene a me sembri impossibile per ciò che mi riguarda come persona la primissima fase della nostra vita è puramente determinata dal piacere, anzi da quei torbidi piaceri che premono dalla sozzura dell’Es, e andremmo avanti così allegramente per tutta la vita se non ci scontrassimo con la realtà, e più che altro con gli educatori tra i quali si capisce primeggia il rompiscatole principe della nostra vita ossia il padre il quale non fa altro che dire non si deve fare questo e non si deve fare quest’altro, e un po’ alla volta tutti questi divieti e intimidazioni entrano in noi a formare quella parte dell’anima nostra chiamata appunto Super-Io, e il bello è che non sono mica tutte introiezioni forzate quelle che arrivano a costituire l’incomodo Super-Io, per quanto strano possa sembrare ce ne sono pure di volontarie nel senso che non sempre noi bambini desideriamo che nostro padre crepi o almeno si dissolva, il legame che ci unisce a lui è ambivalente come si dice ossia un sentimento alternativo o anche contemporaneo di odio e amore sicché mentre da una parte noi addirittura ammazzeremmo il padre solo che potessimo farcela dall’altra vorremmo essere come lui forte come lui grande come lui perfetto rompiscatole magari, e tutte queste aspirazioni sbagliate ad essere come il padre probo e onesto e Nei Secoli Fedele entrano costitutivamente nel nostro Super-Io rendendolo robusto al pari di un carabiniere si capisce, ed ora questa parte superiore della mia anima sta sempre qui a guardare ciò che faccio e in genere disapprova, si mette qui di guardia a tutti quegli impulsi edonistici che premono dall’Es e dice loro tornate indietro dannati nel vostro brago, e quelli tornano indietro qualche volta ma qualche volta no, qualche volta a dire il vero l’Io riesce a ignorare le istanze inibitorie e intimidatrici del Super-Io e a godersela un poco, ma poi Madonna santa come me la fa pagare questo poliziesco Super-Io, come mi massacra sotto tonnellate di senso di colpa, come mi punisce mettendosi magari sulla strada della mia gloria e dicendomi tu non sei degno tu non sei capace tu non avrai mai il plauso dei radicali, e quando proprio l’Io riesce a tenergli testa e a dirgli sono degno e sono capace e del plauso dei radicali me ne stropiccio com’è giusto, e anche dei produttori me ne stropiccio giacché ho messo da parte i soldi per scrivere il quarto il quinto il sesto e chissà mai pure il settimo capitolo del mio capolavoro, quando insomma mi sembra d’aver preso questo Super-Io padre defunto padre memoria padre eredità di onore e dovere, averlo preso dico e messo con le spalle al muro, quello a mia insaputa va a ripescare nell’inconscio peccati e dolori dimenticati e me li scaraventa addosso passando per il colon o per le lombari, e mi scatena le crisi d’angoscia per seppellirmi nel mio terrore e nella mia finalmente riconosciuta incapacità. “
Giuseppe Berto, Il male oscuro, Rizzoli, 1969; pp. 310-311.
[1ª Edizione: 1964]
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falcemartello · 1 year ago
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA...
🔻Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
Dedicate 5 minuti e non ve ne pentirete.
Non foss'altro per ampliare le proprie conoscenze.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Noam_Chomsky
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blogitalianissimo · 5 months ago
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sai tutto quello che è successo ieri mi ha fatto pensare ad una cosa…
per contesto: vivo nel sud della Svizzera, nell’unica area italofona, anche se sono italiano. Ho iniziato a riflettere su quanto queste dinamiche italiane si riflettano anche qui in Svizzera, anche se i problemi non sono nemmeno paragonabili a quelli che il sud deve affrontare. Però anche solo pensando alla percezione che quelli più a nord (o come piace a loro chiamarsi “della Svizzera centrale”) hanno di quelli al sud, in particolare del cantone italiano, quello più al sud di tutti i cantoni (che sono come le regioni), ti fa capire quanto ottusi gli uomini siano. Quanto idioti e bigotti. Quanto ripetitivi nel loro pensare. Il sud della Svizzera è percepito anche lui come una “spiaggia a basso costo con buon cibo”. Questo è quello che siamo per loro. Siamo quelli esotici che non si comprendono, perché in italia è una questione di dialetti (o comunque di lingue come il napoletano che hanno avuto una metamorfosi a partire dal latino in parallelo al volgare italiano), ma qui è una questione di lingue. Non mi sento di screditare la parte francese, spesso sono molto educati e sanno parlare sicuro anche il tedesco e l’inglese, ma spesso ti sorprendono e sanno anche l’italiano. Però gli svizzeri tedeschi (secondo me da distanziare totalmente dai tedeschi di Germania) oh poveri noi. Loro lo sanno di essere la maggioranza (non badano molto allo studio di altre lingue) e lo sanno che il nostro futuro dipende tanto dalla capacità di esprimerci nella loro lingua, che per nota personale: la odio. Suona così male, soprattutto lo svizzero tedesco (che è il loro dialetto, molto diverso dal tedesco che impari a scuola). Esiste una unica università italiana in Svizzera, la quale non ha una gamma ampia di corsi. Se vuoi fare il medico, il fisico, il chimico, letteratura straniera, psicologia e non so quanti altri devi studiare o in tedesco (miglior scelta, perché è dove ci sono le università più prestigiose) oppure in francese. E lo so che ora penserai: beh studia in italia. E ti rispondo subito dicendo: non dopo tutta quella fatica che uno fa per prendere una maturità svizzera. Perché se in italia tanti bocciano il primo anno di università, qui il vero ostacolo è il primo anno di liceo (dove mediamente quasi il 40% non ce la fa). I programmi sono diversi, ma ora non voglio scendere troppo nei dettagli. Inoltre studiare in italia per fare l’avvocato in Svizzera non funziona. Devi studiare per forza in un’altra lingua (e per forza parzialmente in tedesco, perché alcuni codici sono solo in tedesco). Molte persone della mia età se ne sono andate in altri cantoni, a settembre perderò le mie ultime amicizie del liceo di qui. La “fuga di cervelli” c’è anche qui. Eccome se c’è. Ci sono i salari più bassi, mentre le spese aumentano e la nostra lingua viene sempre messa da parte a favore del tedesco (nel nostro stesso cantone intendo). Ci sono tutti questi problemi, tutte queste dinamiche, ma poi oltre passo il confine e le carte si girano, improvvisamente gli stereotipi si invertono. Perché non parlo più una lingua estranea, solo l’accento cambia. Dei pregiudizi calano e nuovi sorgono.
Non ha letteralmente senso. Sono tutti persi in un bicchier d’acqua. Volevo concludere dicendo che queste separazioni sono assurde ed è assurdo pensare di imporre un modello del genere in Italia. Di frantumare il sogno secolare dell’unità. Chi sono queste persone contro ogni figura storicamente importante della tradizione che credeva in questo ideale? Non verranno mai ricordate e dovrebbero sperare che vada così, perché in caso contrario non sarà per buone ragioni. la Svizzera funziona con i cantoni come cantoni sovrani (qui c’è tanta indipendenza), ma funziona perché non c’è mai stato un’altro modello. L’Italia non è stata pensata così. Mi spiace per tutto quello che sta succedendo, spero in colpo di fortuna.
L'unica cosa che posso aggiungere è che la Svizzera è schifosamente ricca e ogni cantone può autonomamente sostenersi da solo, anche quello "più povero", in Italia se lo fai condanni alla povertà oltre la metà del paese e ALL'INEFFICENZA l'altra, perché la Lombardia in questi anni ci ha dimostrato di essere un disastro, e dall'autogestione s'incasinerà ancora di piu.
Per il resto per carità capisco, ma tieni conto che i problemi della Svizzera in Italia sono quintuplicati e ci sto andando piano, e non è per sminuire quello che passate voi lì ma santo iddio qua stiamo vivendo un incubo e stiamo valutando l'emigrazione
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libriaco · 8 months ago
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Quando la lingua fa male
Quel malessere improvviso Lo hanno sperimentato un po’ tutti quel fastidio che si prova ascoltando o leggendo un errore di grammatica da matita blu. È un disagio che suscita una sensazione tra il disgusto e l’imbarazzo ed è ancora più viscerale quando l’errore (il più gettonato è un congiuntivo sbagliato) è commesso da un politico che si suppone, in Parlamento, rappresenti l’Italia intera. Qualcuno lo ha anche studiato questo malessere improvviso (assomiglia tanto al disagio provato quando si sente stridere il gesso sulla lavagna) che cresce subito dopo aver ascoltato un «che io vadi» o qualcosa di simile. Due professori dell’Università di Birmingham, in Inghilterra, Dagmar Divjak, docente di linguistica cognitiva e Peter Milin, professore di psicologia del linguaggio, hanno scoperto che il nostro organismo entra in «modalità stress» quando si ascoltano errori di grammatica, mettendo in luce una nuova dimensione nell’intricata relazione tra fisiologia e cognizione. Il fastidio, dunque, si ripercuote anche su un parametro organico [...]
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susieporta · 16 days ago
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<<E alla fine avevo capito.
Mi era piombata addosso cosi come fanno certe giornate grigie dove anche se stai fermo, tutto intorno si muove.
Certe cose che dentro di sfracellano non puoi raccontarle, semplicemente perché non possono essere spiegate.
Certe cose che si muovono dentro e vanno sbattere come macchinine da scontro non si descrivono a parole.
Non importa quanta psicologia o meditazione tu abbia fatto o letto.
Quella roba puoi solo, ecco, sperare che qualcuno te la senta.
Che la fiuti, cosi come un cane fiuta un altro cane e in 3 secondi (tanto ci mettono i cani a capire se possono andare d’ accordo) la tiri fuori di te e la porti al centro, esattamente tra voi due.
Come la palla tra il portiere e il calciatore al momento del calcio di rigore.
La tua scacchiera di cocci rotti ora è proprio al centro.
Non si puó spiegare a parole quel che non si sa con la testa, puoi solo farlo intuire.
Lasciare che qualcuno cosi prepotentemente possa farti del male e nello stesso momento sollevarti da tuo eterno dolore.
Solo due frammenti della stessa stella esplosa possono riconoscersi senza parole, e cosi lo stesso non bastano milioni di sinonimi e contrari per due che conoscono solo le parole . >>
-Claudia Crispolti
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lupo64sblog · 1 year ago
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COS' È LA DISTRAZIONE DI MASSA.
Noam Chomsky, uno dei piu' importanti intellettuali oggi in Vita, ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media.
1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza.
Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2- Creare problemi e poi offrire le soluzioni.
Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare.
Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà.
O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3- La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi.
E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
4- La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura.
E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato.
Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato.
Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
5- Rivolgersi al pubblico come ai bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale.
Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile.
Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6- Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione.
Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo.
Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
7- Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far si che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
“La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".
8- Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...
9- Rafforzare l’auto-colpevolezza.
Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti  è l’inibizione della sua azione.
E senza azione non c’è rivoluzione!
10- Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono.
Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti.
Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca.
Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.
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dilebe06 · 13 days ago
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Marry My Husband
"Hai bramato la mia spazzatura. Portala fuori. Sposa mio marito." – Kang Jiwon
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Spoiler a pioggia come bouquet di fiori durante le nozze
Ho bramato questo drama sin dalla sua uscita poiché le serie che trattano temi di vendetta e rivalsa, avranno su di me, sempre un fascino incalcolabile. C'è qualcosa di karmico nel vedere persone ottenere quello che si meritano dopo essersi comportate come delle vere merde.
E sono stata accontentata?
Si.
La serie mi ha dato ciò che ha promesso?
Si.
Marry My Husband per certi versi assomiglia a Perfect Revenge Marriage: c'è una bella e buona fanciulla sposata con un uomo viscido e meschino che la tradisce, senza nessun rimorso, con un'altra donna mentre tutti intorno a lei, trattano la povera ragazza come pezza da piedi. Succede che la ragazza muoia e torni nel passato e approfitti di questa seconda possibilità per ottenere la sua vendetta sugli stronzi e ottenendo il lieto fine per se stessa. C'è inoltre un Principe Azzurro che ama solo lei e che l'aiuterà in tutto e per tutto coronando poi assieme a lei il loro sogno d'amore.
Bene. A grandi linee questa è la macro trama sia di Perfect Marriage Revange sia di Marry My Husband.
Ma ci sono delle differenze. Oltre a situazioni di trama e di eventi la diversità tra le due serie io l'ho recepita nella maggiore psicologia dei personaggi e nella profondità di temi trattati.
Marry My Husband infatti, approfitta del viaggio del tempo dei due protagonisti, per evidenziare come se si è infelici nella vita si può e si deve cercare di cambiare le cose: Ji Won - pur sentendosi sola - passa la sua prima vita ad ignorare le persone che lavorano con lei. Non le conosce e non è minimamente interessata ad aprire la cerchia delle sue amicizie. Ma nella seconda vita, non perde quest'opportunità e passando del tempo con loro, si accorge di quanto quelle persone siano invece individui meravigliosi.
Il miglioramento e la felicità che la lead di questo drama ottiene andando avanti con la storia non cala dall'alto ma è un lenta e progressiva modifica della vita e delle scelte di Ji Won: ottiene più consapevolezza e sicurezza di sé poiché la sua prima vita le ha dato solo infelicità e adesso sa - grazie al viaggio nel tempo - cosa vuole e come ottenerlo.
Discorso simile per Yu dove il viaggio nel tempo diventa quasi una simbologia per mostrare come sia quasi meglio vivere con i rimorsi che con i rimpianti. Nella prima vita ha passato 17 anni a desiderare Ji Won ed a vederla sposata ad un altro uomo per poi essere uccisa malissimo. Il rimorso per non averci mai provato con lei, per non aver avuto manco una possibilità di renderla felice è ciò che lo guida quando, nella seconda vita, si attacca come una cozza alla lead.
Ma molte altre tematiche vengono poi espletate quando si parla dei personaggi.
Al di là della trama infatti - che comunque mi è piaciuta - la cosa che mi ha più tenuta incollata alla serie sono stati i personaggi: le loro caratterizzazioni, psicologie e tematiche che racchiudevano.
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Partendo dalla lead. Ji Won è una buona lead. Una normalissima ragazza, laboriosa e gentile che vive una prima vita miserevole e infelice: per decenni la sua sola e unica amica Soo Min fa di tutto per umiliarla e sparlare male di lei, tenendola sempre sotto la sua agenzia e non permettendogli mai di essere libera dalla sua influenza. Suo marito Min Hwan invece è un perdigiorno, lavativo, spreca soldi, super viziato dalla madre, che chiaramente non ha sposato la povera Ji Won per amore, ma per soldi. Il loro matrimonio è terribile e tutti gli sforzi della lead per recuperare la relazione si rivelano vani di fronte al menefreghismo di Min Hwan. Oltretutto Ji Won scopre di avere un cancro allo stomaco e mentre fa le cure deve pure sentire il marito che si lamenta perché " se sua moglie muore, chi gli farà da mangiare?" Dio ti ha dato delle mani Min Hwan. Usale.
Ji Won non è felice della sua vita ma tiene botta perché almeno Soo Min è assieme a lei che l'aiuta ad affrontare tali disgrazie. La incoraggia, le fa sentire la sua presenza come amica.
Ed il suo "metodo d'aiuto" consiste nell'andare a letto con Min Hwan e complottare assieme a lui per uccidere Ji Won e prendersi i soldi dell'assicurazione. Bell'aiuto.
Quando la lead lo scopre, finalmente apre gli occhi sulla sua misera vita: vede le sue uniche due persone che ama per quello che sono sempre stati. Due stronzi. Chissà se ha pensato di aver buttato decenni a stare appresso a queste persone che non si meritano manco di guardala in faccia.
La realizzazione è dolorosa ed il tradimento rende Ji Won ancora più sola e infelice.
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Ed è proprio affrontando i due traditori che Min Hwan colpisce Ji Won uccidendola e regalandogli - senza saperlo - una seconda chance. Perché Ji Won si risveglia dalla morte nel 2013 - 10 anni prima gli eventi fino a qui raccontati - quando lei e Min Hwan erano fidanzati e Soo Min non era ancora l'amante di suo marito.
E perché penso che Ji Won sia una buona lead? Perché una volta nel passato avrebbe potuto vendicarsi. Anche se gli eventi del 2023 non erano ancora accaduti, già nel 2013 Soo Min e Min Hwan erano delle merde e l'avrei giustificata nel cercare la vendetta contro questi due.
Ji Won invece, non cerca e non è interessata alla vendetta ma ad ottenere una bella vita felice .E' un qualcosa che riguarda se stessa, il suo percorso e la sua vita e sti cazzi Min Hwan e Soo Min.
Via quindi l'amicizia tossica con Soo Min e sì a nuove amicizie a lavoro. Addio a vestiti da vecchia in pensione e benvenuto tailleur e tacco a spillo.
Fedele alla sua idea di non sprecare opportunità, di vivere davvero questa seconda vita, Jin Won reincontra anche le bulle del Liceo per farsi finalmente spiegare perché la bullizzavano.
Ma soprattutto addio a marito tossico Min Hwan e welcome Direttore dell'azienda alto 1 metro e 90, ricco come un sultano, con due spalle da nuotatore olimpionico ed una forte predisposizione ad amarla. chiamala scema
Ovviamente Min Hwan e Soo Min non stanno con le mani in mano di fronte a questo cambiamento di Jin Won ma la ragazza questa volta non si fa mettere i piedi in testa e dimostrando di conoscere bene i suoi polli, riesce a fregarli in modo eclatante.
Da notare inoltre che Ji Won non è una buonista poiché non ha pianto una lacrima quando nel finale è morto Min Hwan o quando Soo Min è stata arrestata.
Chiariamoci, non è un personaggio perfetto poiché soprattutto in due puntate, mi ha fatto venire il mal di testa. Ma è un personaggio che cresce. Cambia. Evolve. E non solo d'aspetto fisico ma anche di mentalità, atteggiamento, emozioni.
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Il suo piano di appioppare Min Hwan a Soo Min è stupendo e gioca proprio sulla conoscenza dei suoi polli: Ji Won manipola i due e scommette sulle debolezze dei suoi avversari: più Ji Woo esalterà falsamente Min Hwan davanti a Soo Min e più Soo Min avrà voglia di rubare quest'uomo a Ji Woo. Brava Ji Woo.
Ma se devo dare un premio al mio personaggio preferito, voterei lei: Soo Min.
Ragazzi, spettacolare. La recitazione di Song Ha Yoon ci regala una villain meravigliosa: macchiavellica, manipolatrice, tossica, bugiarda con un altissimo analfabetismo emotivo, egoista... il modo di recitare di Ha Yoon è perfetto per questo personaggio: le movenze, gli sguardi, i finti sorrisi...perfetta.
C'è questa scena dove viene mostrata l'attento lavoro di Soo Min: Min Hwan sospetta che Ji Won lo tradisca e chiama Soo Min per sapere dove si trovi Ji Won. Soo Min, che sa dei sospetti di Min Hwan, con un abile mossa da amica svampitella e amorevole, butta lì nel discorso che:
oh... non so dove sia Ji Won. Oggi è uscita dal lavoro tutta carina, specchiandosi più volte. Pensavo che uscisse con te, no? risponde tutta carina e sorridente. Poi smette di sorridere e abbassando il tono delle voce e crucciando un po' la fronte , aggiunge a voce più bassa, quasi a parlare con se stessa - ma facendosi sentire benissimo da Min Hwan - "forse ha un altro? d'altronde la mela non cade mai lontano dall'albero". Lui che ha sentito tutto le chiede a cosa si stia riferendo e la regina della recitazione, sbarella gli occhi, indietreggia, quasi a far intendere che l'ultima frase, lei non voleva dirla. "io insomma... Min Hwan, pensavo lo sapessi... che la mamma di Jin Won aveva un amante. Oh ti prego, non pensare male. Jin Won non è niente come lei e sicuramente non ti sta tradend...ti scongiuro non dirle che te l'ho detto...la faresti soffrire." Min Hwan chiude la chiamata sbarellato dalla scoperta sulla madre della sua ragazza mentre Soo Min sorride perfidamente.
Questa scena è emblematica infatti: Soo Min ha sgangiato una bomba sulla vita privata della sua amica, ha accentuato il sospetto del tradimento ed allo stesso tempo, ha difeso Ji Won agli occhi di Min Hwan. Perfetta.
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Ma è Soo Min ad essere eccellente. Poiché rappresenta perfettamente - all'eccesso - quell'amica di vecchia data che pensavi che ti volesse tanto bene ma che poi scopri che così bene non ti voleva. E di fronte a cattivi che sono cattivi perché si e fanno cose cattive perché vogliono "il pooooteeereee" , Soo Min brilla quantomeno per crudeltà.
La ragnatela emotiva che costruisce su Ji Won è inquietantemente perfetta - tanto che Ji Won è dovuta morire per accorgersene - e si basa su poche cose:
isolare Ji Won facendole credere di essere l'unica persona al mondo sui cui lei potrà contare. Così facendo Ji Won si fiderà e affiderà sempre e solo di lei. Per questo ai tempi dell''Università Soo Min andava 4 giorni su 7 a trovare Jin Won: per assicurarsi che non facesse amicizia con nessun'altro che lei.
Tenere l'amica sempre bruttina e sciatta per fare in modo che Soo Min a confronto, brilli per eleganza e bellezza. Così regala a Ji Won vestiti appositamente orribili e gioielli falsi, appellandosi alla sua amicizia per farglieli indossare e farla passare per una ragazza poco attraente e povera.
Parlare male di Ji Won alle sue spalle, inventandosi cattiverie e cazzate per fargli ottenere una brutta reputazione. Così facendo non nessuno di avvicinerà mai a Ji Won per farci amicizia. Ma se viene fuori qualcosa di brutto su Ji Won, iniziare a difenderla davanti a tutti per passare bene agli occhi di Ji Won che l'ha difesa con gli altri sia davanti agli occhi degli altri perché Soo Min è così buona che difende anche le persone orribili come Ji Won.
Riempire Ji Won di elogi e complimenti per ricordargli costantemente che c'è solo Soo Min che la apprezza veramente.
Controllare costantemente cosa fa e con chi è mandandole messaggini e cuoricini durante il giorno per essere sempre presente nella sua vita e diventare così imprescindibile.
Usare la loro amicizia e conoscenza di vecchia data per ottenere da Ji Won più cose possibili. Che sia un vestito, un paio di scarpe costose o un lavoro.
Senza contare che Soo Min è riuscita anche a mandare a monte la prima storia d'amore di Ji Won e l'ha fatta bullizzare senza un perché dalle sue compagne al Liceo.
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Queste sono solo alcune delle tecniche manipolatorie di Soo Min nei confronti di Ji Won. La cosa spettacolare qui è che queste due sono "amiche" da decenni. Roba che si conoscono dalla medie. Ed arrivare a 32 anni come la lead e rendersi conto di quanto fosse tossica questa relazione, farebbe sbarellare chiunque. Ma non mi fa sbarellare tanto quanto la consapevolezza che per Soo Min... davvero lei e Ji Won sono amiche!
Nonostante Soo Min odi la lead e faccia di tutto per renderla infelice, è lei la prima a cercare Ji Won. La chiama "la sua altra metà", pensa a lei settordicimila volte al giorno. Diventa paranoica al primo avviso che la lead le si è allontanata.
E' interessante notare la psicologia malata di Soo Min: è felice di regalare a Ji Won dei gioielli falsi e insiste che lei li indossi poiché prevede che quest'ultima farà una orribile figura di merda al ritrovo del liceo. Che è il suo obbiettivo. Ma quando, in quella stessa occasione, Ji Won la smerda davanti a tutti e fa passare lei per una orribile persona, Soo Min va in crisi.
Ji Won se ne va arrabbiatissima e il 99% delle persone sane di mente, nei panni di Soo Min, si sarebbe andata a nascondere dalla vergogna. Soo Min no! Anzi. Chiama incessantemente Ji Won al cellulare, in ansia e panico, implorandola di rispondere al telefono. E non lo fa perché è dispiaciuta per ciò che ha fatto eh! Ma semplicemente perché è terrorizzata che Ji Won la abbandoni.
E perché dico che questa è un "amicizia" per Soo Min? perché questo è l'unico modo in cui questa ragazza si relaziona agli altri. Mentendogli, raggirandoli, manipolandoli... quindi, nella mente malata di Soo Min, non c'è assolutamente nulla di male nel comportamento che lei tiene con Ji Won.
Essendo un' analfabeta emotiva, Soo Min non riconosce i sentimenti altrui. Non si fida di nessuno e gli altri sono tutti carne da macello per lei. Conta solo se stessa.
Ovviamente tutto ciò non è nato dal nulla. Ci viene detto che in passato, il padre di Soo Min ha abbandonato la famiglia per stare con la madre di Ji Won e vivere assieme a lei.
Soo Min va quindi ad incontrare la figlia della donna che gli ha portato via suo papà e scopre che Ji Won è sì triste per l'abbandono della madre, ma regge botta meglio di lei. Il papà di Ji Won è un brav'uomo che ama sua figlia e la tratta con amore mentre la madre di Soo Min ferisce la figlia in più e più modi.
Così Soo Min si mette in testa di diventare amica di Ji Won con l'unico scopo di rovinargli la vita: come la madre di Ji Won gli ha portato via il papà/la felicità, così anche Soo Min porterà via a Ji Won tutto ciò che la rende felice.
Per certi versi, Soo Min è ossessionata da Ji Won. Come un'amore tossico, arriverà a tentare di ucciderla pur di non vederla felice.
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Non è un personaggio meraviglioso?! Soo Min vince a mani basse il Premio Miglior Villain di quest'anno.
Assieme a lei poi, anche Min Hwan fa la sua porca figura. Misogino, violento, bugiardo, avido, menefreghista... viziato dalla madre sin dalla tenera età, Min Hwan come Soo Min sembra incapace di provare amore o sentimenti - che non siano rabbia - verso qualcuno. Sposa Ji Won perché è una brava moglie e Soo Min perché gli servono i soldi. Va a letto con quest'ultima, la sera che chiede a Jin Won di sposarlo. Non si fa remore nel mentire a sua madre e per soldi è disposto ad uccidere anche sua moglie. Ma tanto non vuole bene a nessuno
Come Soo Min sembra incapace di provare empatia per qualcuno e come Soo Min non vuole assumersi nessuna responsabilità poiché non è mai colpa sua...ma sempre di altre persone. L' incapacità di riconoscere i proprio errori sarà proprio quello che lo condurrà poi nel baratro della sua vita di merda.
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Infine Yu, il principe Azzurro di questa storia. Mi è piaciuto il fatto che Yu venisse presentato come un erede d'azienda senza sogni o obbiettivi con una vita già tristemente programmata per lui. Anche per lui il viaggio nel tempo è un modo per fare tutto ciò che ha sempre voluto - a partire dalla lead - per vivere davvero come un essere umano con speranze e desideri veri.
Yu aiuta, prima segretamente e poi platealmente, Ji Won ad essere felice e poi a vendicarsi di Soo Min e Min Hwan. Ma lo fa sempre rimanendo un passo indietro alla donna che ama, lasciandogli piena agenzia nel fare le cose con le sue forze, sostenendola e consigliandola ma senza imporsi.
La loro storia d'amore è infatti molto carina - anche se per me un po' esagerata su alcune cose - riflettendo davvero una relazione sana e normale. Capirai, abituati a Soo Min e Min Hwan.. C'è confidenza, riflessione, sostegno, coccole, abbracci...
Infine Marry My Husband presenta altri personaggi secondari che pur non avendo una grande profondità sono ben caratterizzati: magnifica la sorella di Yu - l'ho amata tanto - e divertente il signor Lee. Un grande abbraccio alla Manager Yang e allo Chef Eun Ho. Molto carini.
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E adesso che ho sviscerato ciò che mi è piaciuto, passiamo a ciò che mi ha fatto storcere il naso: tutta la vicenda Yura che si può riassumere in 2/3 puntate.
La serie veleggiava felice e intrigante fino al 12 episodio e poi... ecco Yura. La ex fidanzata di Yu. E con lei arrivano due puntate di rapimenti, trilioni e azioni, scene da kdrama tra ricconi , drammi, pianti, omicidi...ecc ecc.
Ok, è vero che Yura era stata nominata precedentemente. Quindi non è sbucata fuori dal nulla. Ma ci era stato anche detto che il fidanzamento era finito di comune accordo. Quindi...? che cazzo è venuta a fare? E perché Ji Won trema di fronte a lei e lascia Yu? Perché non gli ha detto che era fidanzato precedentemente?! E che ti doveva dire? sai, sono promesso sposo con una ma ho interrotto di comune accordo il fidanzamento e ora sono single?
Scusate, ma per me, tutto il pezzo dove i due lead si lasciano per colpa di Yura, si regge in piedi con la stagnola.
E ancora...la bellezza della serie è mostrare come anche le persone accanto a noi, che ci vogliono presumibilmente bene, possono essere delle persone cattive. E' una tematica reale che colpisce ognuno di noi. Quante volte aprendo il giornale leggiamo di figli che uccidono i genitori, fidanzati che ammazzano le loro ragazze ecc ecc?
Ma con Yura si alza il livello e si inizia a parlare di roba più lontana dalla quotidianità: rapimenti, incidenti, trilioni che passano di mano in mano, azioni da comprare e vendere... onestamente, quanti di noi vivono una vita così?
E poi Yura è onestamente una villain terribile. A differenza di Soo Min e Min Hwan che sai il perché sono così stronzi e un po' ti fanno pena - ma molto godi - per le loro vite di merda, Yura è cattiva perché sì. E' la cattiva standard dei drama koreani. Ricca, invidiosa, piena di puzza sotto al naso, elegante, violenta.
Ma noi avevamo già due villain. Cattivi che conosciamo e abbiamo imparato ad odiare per dodici puntate. Perché dovrebbe fregarmi qualcosa di questa tizia? Non ha NULLA di interessante. Non è malata mentalmente come Soo Min e Min Hwan. Mentre questi ultimi fanno cose orribili senza nemmeno rendersi conto della gravità degli atti compiuti, Yura sa che sono sbagliati ma li compie unicamente perché può. E' ricca e potente e quindi fa come cazzo vuole. WOW che originalità.
Dall'arrivo di Yura fino alla sua morte - tre puntate dopo. E' durata quanto un gatto in tangenziale - ho notato un mio lieve calo di interesse. Peccato perché fino a quel momento la serie stava andando da Dio.
Comunque sia, questi "difetti" non abbassano l'opinione che ho della serie.
Marry My Husband infatti è per me una buona serie per chi cerca una storia di vendetta ma anche di rinascita e di miglioramenti della vita. Ha buone psicologie dei personaggi e affronta con profondità diverse tematiche. Romanticissima la storia d'amore come adorabili sono stati i villain. Peccato per quei tre episodi verso il finale che mi hanno un po' guastato la visione.
Voto: 8.5
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iviaggisulcomo · 1 year ago
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-"Secondo te abbiamo il potere di dire a qualcun altro - e a noi stessi - io non ti ferirò mai, oppure mi fiderò sempre di te, o ancora ti vorrò sempre bene? vogliamo crederci, ma non è così. Quello che sentiamo non è certo e definitivo come un'equazione algebrica; quello che sentiamo è un essere vivente dentro di noi, un'onda in movimento, l'insieme di parti più o meno recondite che ci governano. E non possiamo sapere in anticipo quale parte prenderà il sopravvento in un preciso momento o in una precisa situazione nel futuro."
-"Se è vero che Il peccato più grande che facciamo è verso noi stessi e riguarda l’uso che facciamo delle nostre energie durante la vita, come facciamo a decidere dove e in chi o cosa investire senza la paranoia di proteggerci per evitare il dolore, la delusione?"
-"Puoi leggere tutti i saggi di psicologia del mondo ma non avrai mai la piena consapevolezza di chi hai davanti o di chi sei tu nel momento in cui le vostre chimiche si fondono. Ricordi? le vostre chimiche si fondono e in quel momento siete un'altra cosa, una nuova entità. Non c'è niente che valga la pena senza che questo comporti un rischio reale di stare male. Ma nel momento in cui alzi un muro e azzeri quel rischio per prevenire la sofferenza, stai lasciando fuori anche la possibilità di prendere tutto il resto: l'entusiasmo, la gioia, la complicità, l'intimità, il benessere di essere capiti e di sentirsi un po' meno soli."
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tergestin · 2 years ago
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CARA "PAOLA EGONU..."
(...le spiego io che cosa fa veramente schifo)
di Mario Giordano
(da 'La Verità' del 6 febbraio 2023)
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"Cara Paola Egonu,
le sono vicino per tutte le indicibili sofferenze che ha subito nella sua vita. E che ha denunciato nell'intervista a 'Vanità Fair', invocando addirittura l'apocalisse (testuale: "Mondo di m. Spero che arrivi l'Apocalisse").
Ma resto un po' perplesso quando lei si chiede se "vale la pena far nascere bambini e condannarli all'infelicità", aggiungendo che non vuol far vivere a suo figlio "tutto lo schifo che ho vissuto io".
Resto perplesso perché lo trovo offensivo nei confronti di tutte quelle mamme che, proprio ora, in questo momento, stanno mettendo al mondo figli in una situazione almeno tanto difficile come la sua.
Magari sotto le bombe in Ucraina. O in un villaggio sperduto dell'Africa. O anche soltanto in un quartiere della periferia di Milano dove non si arriva a fine mese.
Capisco che per lei sia più dura che per tutti gli altri per via della pelle nera.
Ma le assicuro, per riferirmi ai gravi episodi di razzismo denunciati nella sua intervista, che anche a me è capitato di ricevere un caffè freddo al bar e persino di rimanere chiuso fuori dalla banca, pur essendo colpevolmente bianco.
Per solidarietà nei suoi confronti, comunque, sono andato a rivedermi per intero "lo schifo" da lei vissuto nei suoi primi 24 anni:
-a 14 anni è entrata nel Club Italia
-a 15 anni ha avuto la cittadinanza italiana e la serie A2
-a 16 anni la serie A1 e la nazionale italiana
-a 18 anni è stata premiata come miglior giocatrice italiana
-a 19 anni come miglior giocatrice europea
-a 21 anni ha lavorato in un film della Disney
-a 22 anni ha presentato 'Le Iene' in prima serata TV ed è stata portabandiera olimpica
-a 24 anni sale sul palco di Sanremo.
Ha vinto due scudetti, due Champions League, cinque Coppe Italia, quattro Supercoppe, un Campionato Mondiale di Club, un oro alla Nation League, un oro agli Europei, un bronzo e un argento ai Mondiali ed è stata nominata Cavaliere della Repubblica.
Per essere uno "schifo" non c'è male.
Per carità tutto meritato, tutto conquistato. Ma, vede, siccome studia psicologia, le consiglio di pensare l'effetto che possono fare le sue parole sulle persone meno fortunate o meno dotate di lei.
Con tutto il rispetto per le difficoltà che lei ha incontrato, se la sua vita è "uno schifo" che cosa dovrebbe pensare una ragazzina nata paraplegica e inchiodata alla sedia a rotelle? Ne ho incontrate tante sa?
Nessuna di loro ha mai messo in dubbio l'importanza della vita.
In genere mi hanno regalato un sorriso.
E poi le chiederei un po' di rispetto anche per questo nostro mondo, prima di invocare l'apocalisse. Lo hanno costruito i nostri vecchi, con il loro sudore, e fa male vederlo disprezzato così da lei.
Mio nonno Lello, per esempio, ha cominciato a lavorare a 7 anni, ha faticato fino a 80, si è spaccato la schiena in fabbrica e nei campi, ha costruito case, piantato alberi e vigne, non si è fermato neppure quando la malattia lo costringeva a camminare con due bastoni fra atroci sofferenze.
Ebbene: non gli ho mai sentito dire che la vita era uno schifo. Mai. E ha accolto ogni nipote come una gioia infinita.
Questa è la differenza fra lei e lui, non il colore della pelle, mi creda."
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crazy-so-na-sega · 9 months ago
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MARXISMO, CAPITALISMO E FRATTAGLIE
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Il marxismo non è morto, ma afferma i suoi presupposti materialisti ed egualitari nel peggior Capitalismo.
Nato come metodo di analisi del capitale e del modo di produzione, assume sin dall’inizio i presupposti dell’homo oeconomicus sui quali la borghesia ha costruito l’immaginario antropologico del Capitalismo. 
Il metodo hegeliano alla base del marxismo, svuotato dal suo richiamo trascendente con il contributo di Feuerbach, è usato abilmente per tratteggiare l’uomo-massa orizzontale e livellato che ritroviamo oggi alla base delle società a Capitalismo avanzato.
L’antropologia marxista è, dopo le “correzioni” operate dalla Scuola di Francoforte, ancora oggi il punto di riferimento per la sociologia e la psicologia aziendale americana ed occidentale. 
Il bisogno è ciò che muove l’uomo e la soddisfazione e l’appagamento dei desideri la sua meta esistenziale.
Di qui una visione internazionalista capitalmarxista che oggi sembra inarrestabile e che ha bisogno di un Nemico Atemporale da mostrare come il Male eterno ed assoluto che minaccia il Bene.
L’antifascismo diventa quindi una categoria morale buona per tutti gli usi, a prescindere dalla sua storicizzazione, e può utilmente indicare chiunque si opponga alla riduzione dell’Uomo ad oggetto di consumo e di mercificazione. 
Il perenne ricorso a questa categoria, quasi ridicolo dal punto di vista logico, è oggi utilizzato per difendere rendite di posizione in ambito accademico, giornalistico e di gruppi di potere che strumentalmente ne individuano le potenzialità ricattatorie nei confronti di ogni ipotesi di cambiamento e di circolazione delle élite. 
Con buona pace della stupida e trinariciuta massa di manovra.
-Kulturauropa
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gregor-samsung · 1 year ago
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“ Mia cara Francesca, le tue lettere arrivano, per lo più, alla sera. Verso le nove. Una mano entra nel buco, dicono "posta", poi le aprono e me le danno. Così le tue parole sono le ultime che ricevo: e me le porto in sogno. [...] Ho lavato i piatti (una ciotola di plastica, un piatto di plastica, delle posate idem) e le pulizie le farò nel pomeriggio, nell'interminabile viaggio che va dalle 15 al mattino dopo. Oggi è giorno di doccia (qui ci si lava un giorno sì e uno no) e aspetto il mio turno. Poi mi vestirò, e andrò all'aria. Girerò in tondo fino alle 11. In questa giostra assurda s'incontra ogni genere di uomini: falsari, spacciatori, zingari, bancarottieri; è un mondo tutto suo, credimi. E pieno di assurde favole, di storie incredibili; è impressionante il numero di giovani, di ragazzi, quasi. Da fuori, non si ha la sensazione di quello che accade qui, e di come enormi siano oggi i problemi della giustizia. Mi chiedi se desidero un libro. Sì. Di Dostoevskij "Memorie da una casa morta": attenzione, non "Memorie dal sottosuolo", che è un altro suo libro. Dico quello (alcuni lo traducono "M dalla casa dei morti") che parla della sua prigionia a Semipalatinsk, in Siberia. Lo lessi anni fa, e siccome è pieno di pensieri sulla pena, la prigione, e altro, vorrei rileggerlo. Davvero. Va bene? E io che posso restituirti? Senti, sbaglio o con Renata sei in freddo? Non so, mi è parso di capire che, in quel suo tirarsi indietro ti desse della pena. Guarda: succede, e alle volte è meglio che un amico dica francamente il suo pensiero piuttosto che vederlo accettare per forza. E il resto del lavoro? E la vita? E Milano? Io sono disgustato all'idea che esistano "giornalisti" del tipo attualmente in circolazione: criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili, folli. Adesso è di moda chiamare questo "il carcere dei vip": perché non vengono, per sette giorni, a questo Portofino delle manette? Credimi: il nostro non è un Paese. Ho gioito al ritrovamento delle reliquie del tuo S. Francesco: non avevo dubbi, credi, che il finale fosse quello. E troveranno il resto. Vuoi scommettere? Mi chiedi dei sogni? Beh, sono molto teneri, dolcissimi. Mi pare di essere accanto a te, e di perdermi nei tuoi occhi. È delizioso. Anche se è la sbiadita, pallida immagine del vero. Ma ti sogno spesso. Ti ho detto: ora sono sereno, niente può più toccarmi. Mi metterò a studiare storia, che e la mia passione. Storia italiana. Poi, mi interessa enormemente la "comune coscienza del peccato", che è cosa ancora più debole, da noi, del "comune senso del pudore". Parlo con delinquenti veri, Cicciotta: e mi interessa la loro psicologia, la loro relatività, il loro codice, che è, in molti casi, anche se patologico, regolato da leggi ferree. Sì, ho vissuto molte vite: so e conosco cose che nessun viaggiatore vede e vedrà mai, avrò da riempire sere e sere d'inverno. Non andrò mai più allo zoo: l'idea di una gabbia mi darà, per sempre, un fremito di disgusto. Tu dici che sono forte: io non lo so, Cicciotta. Sento che mi sentirei indegno di vivere, se fossi diverso. Non si può concedere loro niente: sono dei bari, capisci? Questo Paese ha sempre piegato la schiena, baciando la mano di chi lo pugnalava. E non ci sarebbero tiranni, se non ci fossero schiavi. Il vero patrono d'Italia (e non capisco perché non lo facciano) dovrebbe essere Don Abbondio. San Francesco poteva nascere benissimo in qualunque altra parte del mondo. Solo Don Abbondio è irresistibilmente, disgustosamente italiano. A me spiace parlar male del mio Paese: ma deve cambiare. È l'"odi et amo" di Catullo (traduzione di Ceronetti): e se vuoi un ritratto, che condivido, dell'Italia, leggi, sempre di Ceronetti "Viaggio in Italia" (Einaudi). È una barca cariata, un guscio vuoto, pieno di vermi, che galleggia su un mare inquinato. E per le anime, è peggio. Ti abbraccio, Cicciotta. Tanto tanto Enzo [Bergamo, domenica 9 Ottobre '83] “
Enzo Tortora, Lettere a Francesca, Pacini Editore, 2016¹; pp. 82-84.
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caoticoflusso · 1 year ago
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mi hanno chiesto spesso perché volessi così tanto fare psicologia nonostante i sette anni e nonostante la matematica, la psicometria e biologia al primo esame. la mia risposta era sempre stata ‘mi piace aiutare gli altri, mi piace sapere di essere stato il carburante che l’ha spinta/o ad andare avanti, ad essere felice’ non che l’idea di fare per tutta la mia vita la psicologa mi appagasse, difatti uno dei miei sogni ancora oggi presenti riguardano tutt’altra cosa: l’accademia di teatro, la cinematografia, la storia del cinema e tutto ciò che c’è dietro, rischi annessi. ieri sono stata presente ad una discussione fra amiche, io ero solo li che ascoltavo la conversazione incapace di farmi i cazzi miei, una ragazza che avrà avuto più o meno la mia età continuava a dire: ‘soffrirei molto di più se lo lasciassi perdere’ un’altra sbuffava e roteava gli occhi al cielo, ripeteva che fosse immatura a pensarla così, se qualcuno ti fa del male e tu continui a stargli appresso la colpa non è sua, ma tua, la ragazza in questione aveva lo sguardo un po’ perso e si vedeva che non sapesse cosa dire. ed io ragionavo un po’, ed il motivo per cui ho sempre voluto aiutare le persone e studiare psicologia è un po’ per questo. quando si è innamorati, non si è lucidi e consapevoli di tutto, siamo avvolti in una specie di pellicola trasparente che ci separa dalla reale percezione del dolore e delle cose. volevo dire a questa ragazza che l’immaturità non c’entra molto con restare intrappolati in una relazione tossica, che non è lei che vuole stare male, è la cosa più superficiale che una persona possa dire, bisognerebbe capire come mai, invece, rimane intrappolata
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ma-come-mai · 10 months ago
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COME LIBERARCI DALLA LEGGE DEL PENDOLO
Ognuno di voi è sotto la legge del pendolo.
Ognuno di voi sente il bene e poi sente il male, si sente felice e poi si sente derelitto, ognuno di voi sente affetto e amore e poi sente l’opposto, – l’avversione – e quel curioso opposto dell’affetto per il quale non c’è nome. Questa è vita meccanica. Tutto questo è vivere meccanicamente. Questo vuol dire vivere nell’oscillazione del pendolo della vita e finché vi resterete quello che guadagnate lo perderete e così resterete sempre nello stesso livello di Essere. In un momento voi amate, nel momento successivo voi odiate; in un momento sentite entusiasmo, il momento successivo vi sentite abbattuti; in un momento pensate di essere una gradevole persona, ed il momento successivo sentite che non lo siete. 
In un modo o nell’altro noi dobbiamo cercare di non stare più tanto sotto quest’inevitabile legge del pendolo, che fa avanzare e ritirare le maree, che fa sì che l’inverno sia seguito dall’estate, l’estate dall’inverno. 
Noi abbiamo alcuni momenti di espansione, ed alcuni momenti di contrazione. Abbiamo momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui le cose vanno male. Il pendolo della nostra psicologia, delle nostre emozioni, del nostro benessere generale, va su e giù. Ma quando il pendolo ondeggia indietro, questa dovrebbe essere una fase in cui vengono messe in ordine le cose, in cui uno si consulta con se stesso, in cui le cose vengono sistemate bene, e vengono preparate prima che uno prosegua di nuovo. Voi non potete aspettarvi di essere sempre gli stessi. 
In altre parole, l’oscillazione negativa del pendolo, per la maggior parte delle persone è solo uno spazio vuoto. Mentre dovrebbe essere una fase abitata dalla consapevolezza e da un senso del Lavoro in cui uno cerca di unificarsi e di riflettere, e non pensa invece che tutto sia finito. Ora se uno può vivere con consapevolezza in entrambi i lati dell’oscillazione del pendolo in ogni punto, la sua vita non sarà più insoddisfacente, cioè una semplice funzione dell’ondeggiamento del pendolo. Uno impara a vedere le cose da due punti di vista. S’impara a prendere sé stessi da due punti di vista, e soprattutto s’impara a prendere gli altri nello stesso modo. Invece d’essere molto disgustato, o annoiato, o seccato, si cominciano a mettere, in questo paese incivile se stesso, in questo luogo barbaro, dei pensieri più consapevoli e la memoria, per poi ritornare nell’oscillazione del pendolo avendo preparato qualcosa, ed ancora una volta rientrare nella vita senza essere depresso, e soprattutto senza sentirsi senza speranza.
Quello di cui sto parlando ha a che fare con il vedere entrambi i lati, il lato nero ed il lato lucente, insieme, per mezzo della memoria conscia, per mezzo del Lavoro, ed è solo per mezzo del Lavoro che voi potrete ricordare entrambi i lati del pendolo e così, gradualmente passare psicologicamente nella parte media del pendolo, dove è situato tutto quello che cerchiamo in questo Lavoro. Questo corrisponde a creare un intero circolo, ad essere capaci di girare lungo il circolo della vita, in modo che essa non sia più un pendolo, ma un movimento circolare che non è più governato dagli opposti.
(Vi ho già detto che il movimento del pendolo in realtà è un movimento circolare visto in due dimensioni. Cercate di chiarirvelo praticamente da soli.)
Ora, quando voi girate intorno al circolo di tutte le esperienze, voi cominciate a mettere nella vostra consapevolezza il lato oscuro di voi e voi non vedrete più quelle contraddizioni che vengono invece dal punto di vista della vita del pendolo. Questo significa un aumento di consapevolezza. Questo significa vedere che l’estate e l���inverno non sono opposti, ma sono situati su un circolo, un ritmo che è necessario. La gente che vive molto negli opposti, la gente che discute sempre se questo o quello è giusto sono nell’illusione del pendolo.
Vi citerò su ciò un detto molto antico. Finché avete dei concetti rigidi su ciò che è giusto o sbagliato, voi non potete creare in voi questo cerchio psicologico.
Questo detto viene dagli scritti di Kwang-Zeu:
Egli disse: “Ogni soggetto può essere guardato da due punti di vista – da questo e da quello… Ma questo punto di vista comprende allo stesso tempo sia il giusto sia lo sbagliato – i due punti di vista non hanno trovato il loro punto di corrispondenza che viene chiamato il punto fondamentale del Tao. Appena uno trova questo perno egli si situa al centro dell’anello (o di pensiero) da dove egli può rispondere senza fine ai punti di vista che cambiano; – come a quelli che affermano e a quelli che negano. Perciò dico:  “Non c’è niente come la propria luce (della mente)” “.
Questa cosa chiamata il Tao in realtà è il Lavoro. È una riconciliazione in voi degli opposti ed il raggiungimento di un nuovo posto in cui gli opposti non vi controllano. È chiamato il Tao nell’antico esoterismo cinese.
È una Via. Tao significa una Via o una Via armoniosa. Per esempio in un momento voi pensate d’essere buoni e il momento successivo di esser cattivi e se vi osservate criticamente sarete sempre in questo dilemma, in questo doppio sentimento. 
di Maurice Nicoll Tratto da Commentari psicologici sull’Insegnamento di Gurdjieff e Ouspensky
Volume II Cap. 83 Quaremead, Ugley, 7 luglio, 1945 
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astra-zioni · 2 years ago
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La questione che molte persone della mia vita non hanno compreso e hanno imputato a una mia (molto probabilmente) lassità morale, è il fatto che ho questo vizio, quando mi approccio a qualcuno, di non giudicarlo mai moralmente. La maggior parte delle volte penso robe orribili sulle persone in cui mi imbatto, mi convinco di odiarle tutte e non ho pietà nel guardarle dall’alto del mio basso. Ma nella vita quotidiana, in un rapporto a due, quando una persona mi confida cose moralmente discutibili non riesco mai a condannarla se ne capisco il motivo, la logica. E molto spesso ce n’è sempre una dietro. Ragion per cui nella mia vita continuano a gravitare personaggi più o meno discutibili e molti miei partner più o meno velatamente me l’han sempre fatto pesare. Io stessa mi son sentita giudicata a mia volta, tanto da farmi chiedere se tutto ciò non derivasse da un mio problema effettivo, dal mio masochismo. In realtà poi ho capito che non c’entra un cazzo. Il fatto è che, per citare Faber (grande, ci manchi), io ho paura di quello che non conosco, e quello che conosco non mi fa paura. Quando comprendo le ragioni e la psicologia di un essere umano - il suo vissuto in generale - mi è molto difficile “condannarlo” su determinate questioni, nel senso di mettere una distanza assoluta fra me e loro, bloccarli su ogni piattaforma social esistente e cambiare residenza. Non intendo dire che ciò non sia comunque molto pericoloso, perché non mi protegge, ma col tempo ho imparato che più che cercare di bloccare a prescindere certe interazioni umane disfunzionali dovevo allenare la mia capacità di proteggermi, ed è effettivamente successo. I mostri ti fanno del male se rimangono mostri nella tua percezione; se li umanizzi possono pure cercare di spaventarti, ma non riusciranno a scalfirti. Il problema dei mostri, che nella realtà non sono orchi malvagi ma persone malate, spezzate, alla deriva, consiste nel fatto che tu puoi imparare a vederli col loro volto umano, mentre per loro è impossibile; ed è esattamente ciò che li rende più pericolosi per loro stessi, non per te.
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ballata · 1 year ago
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Degli anni 70 ricordo la spensieratezza e la felicità
"Va, distruggi il male e va
(Goldrake)
Va (Goldrake)
Mille armi tu hai, non arrenderti mai
Perché il bene tu sei, sei con noi.."
Sarebbe ancora bello avere a disposizione mondi inventati a cui tornare quando quello reale ti ha fatto del male.
#psicologia #psicoanalisi #psiche #mental #memorie #70s #goldrake #infanzia #robertonicolettiballatibonaffini
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